Le sorelle di Mozart by Beatrice Venezi

Le sorelle di Mozart by Beatrice Venezi

autore:Beatrice Venezi [Venezi, Beatrice]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788851184049
editore: UTET
pubblicato: 2020-10-28T23:00:00+00:00


Sofija Gubajdulina

Lungo la cattiva strada

Ha quasi novant’anni, oggi, Sofija Gubajdulina.

La musicista “irresponsabile” (questa la fama con cui ha convissuto, negli anni), abita da sola, ormai, in un piccolo villaggio della Germania. Lontana dai clamori, lontana da fischi e applausi. Di tentativi, nella vita, ne ha fatti tanti. Musica scritta e immaginata, s’intende, quella che, per lei, è stata la misura della libertà, del coraggio, del limite da oltrepassare. Limiti mentali, storici, musicali, certo: ma anche reali. Frontiere, cortine. La sua è una musica che nessuno ha mai sentito prima. E che, nella sua patria, nessuno ha mai sentito letteralmente. Almeno fino a qualche anno fa.

Sofija nasce nel 1931 a Čistopol’, ora Repubblica del Tatarstan, allora repubblica autonoma della Russia sovietica. Un’area sotto una forte influenza islamica, in cui il cirillico ha solo da poco sostituito i caratteri arabi nella grafia ufficiale.

Stalin è al potere dal 1924: dalla metà degli anni trenta, quando Sofija, dunque, è solo una bambina, comincia a seminare il terrore con la pratica feroce delle purghe, l’eliminazione a tappeto di qualunque oppositore del regime. Sofija cerca di resistere, per tutta la giovinezza, «guardando il cielo e le nuvole».

In questo clima di repressione e paura, di ordine e povertà, incontra un giorno il respiro di una fisarmonica (è un’esibizione di strada) e se ne innamora perdutamente. Il respiro, sì, perché quello che la rapisce, e che la convince a inseguire quel suono per la vita, è proprio il fatto che uno strumento possa respirare.

Non un disco, in casa. Né un genitore musicista. Soltanto un orribile pianoforte comprato con fatica. E mentre sua sorella lo suona, quel pianoforte, Sofija tortura le corde, cerca di cavarne qualcosa di nuovo. Qualcosa di nuovo che diventerà l’ossigeno e la missione della sua vita. Perché Sofija vuole comporre, lo ha deciso ad appena cinque anni: «C’è troppa poca musica, nel mondo. Ne serve di più!».

Frequenta il conservatorio, allora, si diploma in pianoforte e composizione, studia con disciplina e determinazione, ma una volta poste le basi, s’intrufola, con le note, in territori sconosciuti, audacissimi, nuovi.

Sofija è tutto il contrario di come la sua nazione la vorrebbe. È donna in un universo dominato da uomini; fortemente religiosa in uno stato laico, se non anticlericale (anche se alla fede ortodossa arrivò dopo, essendo nipote di un imam); di origine tatara e quindi dalle radici confuse in un paese complesso. E poi curiosa, non conforme, estremamente aperta alla novità, pronta a esprimersi nelle maniere più aspre, contrastanti, scontrando note, timbri e suoni gli uni con gli altri.

Sofija carica di significato il gesto musicale, che diventa simbolo, che diventa generatore e massima concentrazione di significati; investe di piena luce gli strumenti, che diventano la personificazione di Dio, Cristo e Spirito Santo. Crea una musica di opposizioni: diatonico vs cromatico; staccato vs legato; consonanza vs dissonanza; movimenti orizzontali e verticali che simboleggiano la Croce. Il sacro, insomma, suonato in un mondo profano.

Lungo la strada, incontra alcuni grandi maestri, ai quali si affida, fiduciosa. Uno più di altri: Dmitrij Šostakovič.



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